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Mangiare è fondamentale! Noi ci alimentiamo più per il piacere… di assaporare qualcosa di buono, di stare insieme, di convivialità, anziché per il bisogno di cibo.
Tuttavia, c’è qualcuno che riesce ad astenersi da tale bisogno-piacere. Queste persone riescono a fare qualcosa che per la maggior parte sarebbe, se non impossibile, difficilissimo: sono i casi di chi cade nell’anoressia (clicca per approfondire).
L’anoressia è caratterizzata da un’eccessiva restrizione alimentare volta a controllare l’intensa paura di aumentare di peso, di perdere il controllo sulle forme corporee e in un certo senso di proteggersi da ciò che si teme di esprimere. Infatti, limitarsi nell’assunzione del cibo può essere certamente un tentativo per ambire ad avere il controllo del proprio peso e del proprio corpo, ma anche un modo per esprimere un malessere. La persona anoressica può anche sacrificare sé stessa per comunicare i suoi bisogni quando chi sta intorno è troppo concentrato su di sé o se dimostra difficoltà ad ascoltare.
Dunque, chi struttura un disordine alimentare è posseduto dall’ossessione del controllo del cibo che però fa perdere il controllo. Si sfocia in un disturbo del comportamento alimentare quando il rapporto col cibo è per lungo tempo alterato.
I disturbi del comportamento alimentare si basano su percezioni e convinzioni distorte, relative al cibo e all’alimentazione, al peso, alla forma del corpo, al controllo, alla perfezione. Oltre all’anoressia, tra i disturbi alimentari più noti vi sono:
- la bulimia (clicca per approfondire), che si caratterizza da frequenti abbuffate con le quali la bulimica tende a colmare il vuoto affettivo;
- il vomiting (clicca per approfondire), problema spesso confuso con la bulimia. Il vomiting riguarda chi ingurgita grossi quantitativi di cibo e vomita per il piacere compulsivo di appagare i propri desideri, non per colmare il vuoto affettivo.
- il disturbo da alimentazione incontrollata o binge eating disorder (clicca per approfondire), caratterizzato da abbuffate e drastiche diete.
Il nostro corpo è un sistema complesso che va ben oltre una semplice equazione tra calorie in entrata e calorie uscite. Come ogni organismo, anche noi cerchiamo di resistere al cambiamento: è nella nostra natura cercare di preservare il nostro equilibrio autoregolando le nostre reazioni fisiologiche. Il cibo è uno degli elementi necessari a questo processo omeostatico. Perciò, in condizioni di carenza di cibo, come durante una dieta ipocalorica, l’organismo reagirà rallentando i consumi. In queste circostanze si va in uno stato di emergenza: aumenta la fame, diminuiscono le energie, si è più facilmente irritabili, il corpo attinge dalle poche riserve… Per questo, chi segue le diete prima o poi trasgredisce e poi è preso dai sensi di colpa.
Il nostro organismo è come un’auto sofisticata che ha bisogno di carburante di qualità per funzionare al meglio. Limitare drasticamente le calorie è come mettere un carburante inadeguato nel serbatoio: all’inizio può sembrare vada bene, ma a lungo termine si rischia di danneggiare il motore. Allora il corpo va in allerta e attiva meccanismi per far fronte alla carenza di cibo: rallenta il metabolismo e aumenta la fame. Pertanto le diete ipocaloriche, messe in atto dalle binge-eater, anziché ridurre, fanno lievitare il peso: per fare meglio si fa peggio.