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Quando si ha paura di avere paura siamo in presenza di un attacco di panico.
Il Disturbo di attacco di panico
L’OMS definisce il disturbo di panico come un problema significativo. Dai dati sembra che colpisca fino al 20% della popolazione mondiale e le donne hanno il doppio delle probabilità di esserne colpite rispetto agli uomini.
La ricerca scientifica (Papantuono, Portelli, 2023; Gibson, 2021; Nardone, 2005) ha dimostrato che il disturbo di panico avanza con i tentativi di controllo delle nostre reazioni fisiologiche spontanee esercitate in situazioni percepite come pericolose. Tale controllo, che inizialmente sembra funzionare, induce alla perdita totale di controllo: la persona vive il suo primo attacco di panico.
L’attacco di panico è caratterizzato da una eccitazione psicofisiologica travolgente. La persona ha la sensazione di aver perso il controllo su di sé, per questo o teme di morire o teme di impazzire di fare cose di cui poi si possa vergognare. È un’esperienza negativa che genera uno stato di paura angosciante. Si inizia a vivere col timore che quella sensazione possa arrivare da un momento all’altro: c’è la paura della paura.
Dunque, è la paura di sperimentare la paura che finisce per provocare il panico che la persona sta cercando di evitare. Infatti è proprio ciò che la persona fa per allontanare e proteggersi (i tentativi di soluzione fallimentari: il controllo, gli evitamenti, le rassicurazioni, la ricerca di aiuto, il parlarne) paradossalmente ad alimentare il circolo vizioso che mantiene il problema.
Si scivola sempre più in basso, i tempi tra un attacco di panico e l’altro diventano sempre più brevi, sembra di ritrovarsi in una spirale che conduce verso gli inferi. Il proprio comportamento crea le basi per l’angoscia: si diventa preda del terrore.
Disturbo da attacco di panico: paura della paura
Il controllo eccessivo sulle funzioni corporee è spesso un tentativo di prevenire o gestire l’ansia e il panico, ma paradossalmente questo stesso controllo può diventare la fonte del problema. È il forte desiderio di imporre il controllo su qualsiasi alterazione fisiologica a far precipitare la paura stessa che il paziente cerca di controllare. La persona, come una bambola rotta con gli rivolti verso l’interno, è molto più attenta ai normali segnali corporei, interpretandoli erroneamente come minacce di pericolo imminente. Quanto maggiore sarà il livello di controllo che si cerca di imporre alle proprie reazioni corporee, tanto più queste peggiorano, portando al disturbo di panico. La soluzione del paziente è diventata il suo problema e il suo problema è il risultato della sua soluzione. La persona è ora in trappola: il controllo fallisce. La paura che il panico possa giungere all’improvviso, all’aperto, quando si è in casa da soli, alla guida, in luoghi affollati, porta all’agorafobia o alla claustrofobia con attacchi di panico.
Agorafobia e Angoscia
L’agorafobia è un disturbo d’ansia caratterizzato dalla paura di trovarsi in situazioni o luoghi in cui potrebbe essere difficile fuggire o ricevere aiuto in caso di emergenza. Chi ne soffre spesso cerca supporto da altre persone, chiedendo di essere accompagnato in situazioni sociali o durante spostamenti fuori casa. I comportamenti umani sono forme di comunicazione, e chiedere e ottenere aiuto può creare un “doppio legame,” come descritto da Watzlawick et al. (1967). Accompagnando chi soffre di agorafobia, si conferma apparentemente la sicurezza attraverso il supporto, ma si conferma anche l’incapacità, poiché si dipende costantemente da altri. Questa dinamica contribuisce ad alimentare il problema, facendo crescere la fobia a livelli più estremi.
Alcune persone agorafobiche identificano chiaramente luoghi o situazioni specifiche che scatenano il loro panico.
Altre vivono uno stato di angoscia, col terrore di essere colte all’improvviso da qualcosa dei pericoloso, completamente estraneo alo loro controllo. La persona angosciata vive con l’ansia di un pericolo imminente, per questo è costantemente in stato di allerta. Anticipa e mantiene un alto livello di attenzione e di controllo, così più facilmente finisce per sfinirsi e perdere il controllo.
Tale disturbo, se trattato efficacemente, si risolve in un breve arco di tempo, generalmente 7-10 sedute. Il nostro approccio mira a cambiare la percezione del paziente circa la propria sicurezza e capacità di affrontare le situazioni temute; si promuovono così: maggiore autonomia, autostima di sé e benessere.
I sintomi del disturbo di attacco di panico
- – Una sensazione opprimente di terrore o paura.
- – Dolore al petto o sensazione che il cuore batta in modo irregolare.
- – Sensazione di morire o di avere un attacco di cuore.
- – Sudorazione e vampate di calore o brividi e tremori.
- – Bocca secca, respiro affannoso o sensazione di soffocamento.
- – Nausea, vertigini e sensazione di svenimento
- – Intorpidimento, formicolio o sensazione di aghi e spilli alle dita delle mani
- – Necessità di andare in bagno
- – stomaco irrequieto
- – ronzio nelle orecchie.
La diagnosi di disturbo di panico e agorafobia
Non tutti coloro che hanno attacchi di panico soffrono di disturbo di panico. Per una diagnosi classica di disturbo di panico, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), pubblicato dall’American Psychiatric Association (APA), elenca i seguenti criteri:
- Gli attacchi di panico devono essere frequenti e inaspettati;
- Almeno uno degli attacchi è stato seguito da un mese o più di preoccupazione continua di avere un altro attacco;
- paura continua delle conseguenze di un attacco, come perdere il controllo, avere un attacco di cuore o “impazzire”;
- cambiamenti significativi nel proprio comportamento, come evitare situazioni che si pensa possano scatenare un attacco di panico.
Gli attacchi di panico non sono dovuti all’uso di droghe o altre sostanze, a una condizione medica o a un altro problema di salute mentale, come la fobia sociale o il disturbo ossessivo-compulsivo.
Spesso il panico viene erroneamente diagnosticato come disturbo d’ansia generalizzato, ma in realtà in quest’ultimo non si verifica la totale perdita di controllo tipica del panico. Nel disturbo d’ansia generalizzato, lo stato di eccitazione è costante e solo eccezionalmente si arriva al punto di rottura con la paura.
Il panico è caratterizzato da una forma estrema di eccitazione, la persona è bloccata dall’angoscia. Alcuni dicono “è come camminare su di un campo minato, ad ogni passo ho paura di saltare in aria, perché il pericolo può arrivare da un momento all’altro”. La vita diviene invalidante e la patologia logora fino al punto da far richiede un aiuto professionale. Quando le persone sono bloccate dal problema, mettono in atto tentativi per risolverlo, spesso però questi sono fallimentari, allora l’aiuto professionale diventa la soluzione più utile.
Come gestire il Disturbo da Attacchi di Panico
Per risolvere il problema in tempi brevi, la diagnosi-intervento praticata dal nostro approccio, basata su una rigorosa ricerca scientifica è la più indicata (circa il 98% dei casi superano completamente il problema in sette/otto sedute).
Concentriamo la nostra attenzione non sulla descrizione del problema, ma sull’intervento, sulle funzioni o/e sulle operazioni del problema nella vita della persona, su come possiamo intervenire per bloccare i tentativi di soluzione fallimentari del paziente che alimentano il problema.
In funzione delle risorse e delle capacità della persona che soffre di attacchi di panico, insieme, concordiamo i passi da compiere e mettiamo a punto gli strumenti per affrontare e gestire la vita e i momenti critici.
Come si alimenta la paura della paura
Cercando di evitare il panico, si diventa meno capaci di affrontarlo. Allora, il mostro prende il sopravvento e domina pensieri e comportamenti: evitare aumenta la paura delle situazioni evitate, fa provare un senso di incapacità che lede l’autostima. Cercare aiuto e protezione, organizzarsi preventivamente per affrontare una situazione ritenuta pericolosa, farsi sostituire o delegare le proprie paure ad altri, evitare, sono modalità che danno una temporanea sensazione di sicurezza, fanno perdere completamente la capacità di affrontare autonomamente le situazioni di panico, generano dipendenza e un senso di impotenza, finiscono per alimentare la percezione della paura e il sentimento di incapacità. Il costante tentativo di controllare le reazioni fisiologiche provocate dalla paura, paradossalmente, porta a una perdita totale di controllo, incide negativamente sulle risposte naturali. In questo modo, la struttura si trasforma senza modificare il contenuto, mantenendo intatta la dinamica intrinseca di evitamento e dipendenza.
La Terapia Breve Strategica per la cura del disturbo di panico e l’agorafobia
Per risolvere questo tipo di difficoltà, il clinico agisce sul comportamento di evitamento, così come sopra descritto. Impiega una serie di interventi suggestivi in grado di reindirizzare l’attenzione cosciente della persona durante le situazioni temute, portando il paziente ad adottare misure di contro-evitamento. Infine, attraverso l’uso di tecniche raffinate e specifiche (Papantuono, Portelli, 2023; Gibson, 2021, Nardone, 2005 ), si può interrompere il tentativo di sopprimere volontariamente le reazioni spontanee con uno sforzo minimo, si produce un distacco emotivo dalla situazione, si creare così una nuova capacità da parte del paziente di gestire meglio le proprie situazioni.
Bibliografia
Gibson, P. (2021) Sfuggire alla trappola dell’ansia. Ossessione, panico, paura e fobia. Strategic Science Books.
Nardone, G., Portelli, C. (2005). Conoscere attraverso il cambiamento.
Papantuono M, Portelli C. (2023). Cavalcare l’onda del cambiamento. SanPaolo Edizioni