BULLISMO, CYBER-BULLISMO & VITTIME DI BULLISMO

Il bullismo è un fenomeno complesso e diffuso che può avere gravi conseguenze sulla salute mentale e emotiva di chi ne è vittima. Oggi, possono essere vittime di bullismo già bambini tra gli 8-9 anni, poiché la devianza minorile è un problema allarmante.

 

Le diverse forme di bullismo

Il bullismo può essere: fisico, verbale, psicologico e cyberbullismo. Il bullismo fisico coinvolge comportamenti come picchiare, spingere o danneggiare le proprietà altrui. Il bullismo verbale implica l’uso di parole offensive, insulti o minacce. Il bullismo psicologico può includere l’isolamento sociale, la diffamazione o la manipolazione emotiva. Il cyberbullismo avviene attraverso l’uso di tecnologie digitali come Internet e i social media per diffondere messaggi dannosi o intimidatori.

fotografia a colori selettiva di persona che ritrae di essere fragile

Foto di Morgan Basham su Unsplash

Chi sono le vittime di bullismo?

In generale è vittima chi subisce violenze e prevaricazioni. La vittima di bullismo ha una bassa autostima, non ha fiducia in sé, prova disagio quando è nel gruppo dei pari e per questo mostra una forte dipendenza dall’adulto (genitori, insegnanti, ecc.) a cui tenta di restare vicino.

La vittima di bullismo può essere un bambino che ha particolari: caratteristiche fisiche (occhiali, in sovrappeso, di altra etnia, tipo/colore di capelli), aspetti caratteriali (generosità, sensibilità, facilità nel piangere, timidezza, incapacità in attività sportive, ecc.), attitudini e passioni (primeggiare a scuola, in attività sportiva, ecc.).

Distinguiamo diversi tipi di vittima: la passiva, la provocatrice, la collusiva.

  1. vittima passiva mostra scarsa autostima, insicurezza, timidezza, ansia/paura, incapacità nel gestire i conflitti, scarsa forza fisica. Di solito è un bambino/ragazzo non aggressivo e avverso alla violenza. Costui quando viene aggredito si limita a piangere e neanche prova a difendersi; una tale reazione da parte della vittima incentiva il bullo ad incrementare i suoi comportamenti di violenza.
  2. La vittima provocatrice, invece, solitamente è un bambino iperattivo, incapace di valutare le conseguenze delle sue azioni e di leggere i segnali emessi dai suoi interlocutori. Col suo modo di fare si rende antipatico, crea tensioni e risponde ai bulli che vogliono prevaricare con la forza e la violenza, in modo inappropriato poiché è incapace di gestire il conflitto. Non è raro che questa vittima perpetri atteggiamenti da bullo verso altri bambini.
  3. La vittima collusiva assume il ruolo di vittima per attirare l’attenzione degli altri. Capita che si renda addirittura ridicola o che si conformi, svalutando sé stessa, pur di essere accettata da coloro da cui desidera ricevere attenzione.

La vittima di bullismo in genere reagisce o contrattaccando con offese e urla, o con indifferenza. Quest’ultima, se fa apparire la vittima sicura di sé, disincentiva il bullo nel mettere in atto i suoi attacchi, invece, li incrementerebbe, se venisse percepita come un’incapacità di reagire.

 

Quali sono i tentativi di soluzione fallimentari dei genitori dei bambini-vittime di atti di bullismo?

Molti genitori di bambini vittime di bullismo sono iperprotettivi: intervengono al posto del figlio parando con insegnanti, col bullo o coi suoi genitori; limitano le esplorazioni del figlio per paura che la situazione peggiori; lo rassicurano. In questo modo, però, la vittima si auto-percepisce incapace, perché il bambino non prova neanche mettersi alla prova.

A volte, nel tentativo di eliminare radicalmente il problema, alcuni genitori trasferiscono il figlio in un’altra scuola. Alla vittima di bullismo, in questi casi, viene comunicata paura, rabbia o ansia, anziché dar loro forza e sostegno. Di fronte ad una tale reazione, è probabile che il bambino resti legato al proprio status di vittima, rischiando di ritrovarsi nella stessa situazione.

una donna con i capelli viola in piedi davanti a uno specchio

Foto di Never Dull Studio su Unsplash

Cause e fattori di rischio del bullismo

Le cause del bullismo possono essere molteplici e complesse, spesso derivanti da una combinazione di fattori individuali, familiari, sociali e ambientali. I bambini e gli adolescenti che sperimentano abusi o trascuratezza a casa, che hanno bassa autostima, problemi di comportamento o difficoltà nel gestire le emozioni possono essere più inclini a comportamenti da bulli o a essere vittime di bullismo.

 

Conseguenze del bullismo

Le conseguenze del bullismo possono essere devastanti e durature per tutte le parti coinvolte. Le vittime possono sviluppare problemi di salute mentale come depressione, ansia, disturbi alimentari, forme di autolesionismo o disturbo da stress post-traumatico; mentre i bulli sperimentano difficoltà relazionali a causa dei loro comportamenti antisociali e/o devianti, bassa autostima e senso di inferiorità, poiché spesso essi stessi sono vittime di comportamenti violenti e/o sono stati vittime di bullismo.

Videogame e cyber-bullismo

In adolescenza l’unicità e il sentirsi campioni sono necessari e funzionali se non si abusa di niente e nessuno. Alcuni però utilizzino i compagni più deboli per sentirsi forti e capaci. Sempre più spesso, oggi, i social sono i mezzi usati per mettere in imbarazzo, molestare o minacciare i coetanei. Questo è il fenomeno del cyber-bullismo.

Uno studio della National Sun Yat-sen University (2014), mette in evidenza come vi sia una maggiore propensione a esperienze di cyberbullismo, da parte di bambini e ragazzi che usano videogiochi violenti. Maeve Duggan (2014) riporta che il 16% delle vittime di aggressione elettronica riferiscono molestie durante i giochi on-line. In rete, infatti, sembra essere in crescita il numero di adolescenti e preadolescenti molestati e che perpetrano cyber-bullismo, detto anche Inter-bullying. Alla stregua delle forme di violenza tradizionali, l’aggressione elettronica è sinonimo di un malessere emotivo sia nella vittima sia nell’aggressore.

 

jeans denim blu da donna

Foto di Joshua Gandara su Unsplash

Cosa comporta scegliere il virtuale al reale?

Durante l’infanzia e l’adolescenza, spesso bambini e ragazzi si oppongono, rifiutano di eseguire quello che indicano gli adulti. L’atteggiamento oppositivo-provocatorio, che durante l’infanzia può passare in sordina ed essere accettato, col passaggio dall’infanzia alla preadolescenza, se mal gestito, può diventare un problema. In questi casi subiscono le conseguenze, direttamente coloro che mettono in atto tali atteggiamenti, indirettamente anche chi sta loro intorno: compagni e adulti privi degli strumenti necessari a gestire tali atteggiamenti.

Per bambini e ragazzi il gioco online rappresenta un modo per evadere, per staccare, ma anche un modo per riscattarsi, per vendicarsi e ottenere potere quando si percepiscono vittime (di sé stessi, di altri o di un mondo fatto male).

I giovani che nel gioco trovano il rifugio “sicuro”, tendenzialmente sono persone che costruiscono e preferiscono una realtà parallela e al contempo illusoria.

Il virtuale è illusorio, per cui, trascorrendo molto tempo online, si perdono molte delle capacità sociali necessarie alla realtà condivisa dalla maggior parte; dunque, un potenziale incontro appare uno scontro impattante che segna e lascia delusi.

Continuando a privilegiare il virtuale, sempre più si riducono le skills necessarie ad interagire in maniera efficace ed efficiente nel contesto di vita reale, pertanto, è facile iper-valutare e/o svalutare sé stessi e gli altri, di conseguenza è più facile che emergano si mettano in atto atteggiamenti da bulli e/o si diventi vittima.

Il climax del malessere, il bambino ragazzo che ha usato i giochi come rifugio sicuro, lo raggiunge verso i trent’anni, quando il giovane uomo constata di aver sprecato una bella fetta di vita a giocare e ad accumulare fallimenti e rabbia.

una donna con i capelli bianchi che tiene una spada

Foto di 1MilliDollars su Unsplash

Intervento e trattamento per contrastare il bullo

Offriamo interventi mirati per affrontare il bullismo in tutte le sue forme. Il nostro lavoro può essere svolto con entrambi, sia con le vittime, sia con i bulli. Alle vittime, forniamo strumenti e tecniche per superare il trauma emotivo, migliorare l’autostima. Il bambino e/o il ragazzo vittima di bullismo è aiutato a sviluppare strategie di coping per affrontare le proprie paure.

Invece, il lavoro coi bulli si può svolgere indirettamente e direttamente (leggi disturbi oppositivi-provocatori), quindi o con i genitori, quando questi sono sensibili al problema o con insegnanti e adulti che si ritrovano a gestire quest’annosa questione. Per contrastare al meglio tale fenomeno è opportuno anche il coinvolgimento di figure che operano con e per i giovani. Questi devono essere formati a riconoscere gli episodi di bullismo al loro esordio, sapere come rispondere in modo adeguato per farlo  prontamente, prima che si consolidino.

 

L’intervento Sistemico Strategico per vincere il bullismo

La strategia di intervento più efficiente per contrastare bullismo e cyberbullismo prevede tre passi. I primi due richiedono il coinvolgimento degli operatori della scuola, invece il terzo punta a fornire delle “armi” alla vittima. Quando risulta difficoltoso coinvolgere insegnanti e scuola, la vittima, adeguatamente attrezzata da un coach (psicologo o psicoterapeuta), ugualmente, può riuscire a gestire senza subire: deve apprendere a tirarsi fuori dalla posizione di vittima di bullismo.

Comunque, vediamo quali sono i tre punti da toccare quando si interviene:

1) Difficoltà nelle relazioni sociali della vittima cronica

L’isolamento sociale è un fattore di rischio noto per il bullismo (Kochenderfer & Ladd, 1996; Nansel et al., 2001). Per questo motivo, riteniamo fondamentale un approccio che rafforzi la coesione di gruppo e prevenga l’esclusione sociale.

Concordando con Sutton e Smith (1999), vediamo il bullismo come un fenomeno complesso, che coinvolge l’intera classe e non solo la diade vittima-bullo. Pertanto, proponiamo di creare gruppi di lavoro eterogenei, dove ogni studente possa sentirsi parte integrante del gruppo. Questi gruppi, guidati da un insegnante e uno psicologo scolastico, dovrebbero includere anche un “difensore”, ovvero uno studente empatico che possa supportare i compagni più fragili.

Attraverso attività collaborative, si promuove non solo la coesione sociale, ma anche un apprendimento più attivo e coinvolgente (Brause, 1992).

2) Eliminazione del pubblico al bullo

L’ammirazione che spesso circonda il bullo, soprattutto in età adolescenziale, è un potente incentivo a perpetuare comportamenti prevaricatori. Il desiderio di affermare la propria identità e di sfidare le autorità, unito alla pressione del gruppo dei pari, può portare alcuni ragazzi a compiere atti di bullismo. Per contrastare questo fenomeno, è fondamentale intervenire non solo sulla vittima e sul bullo, ma anche sul “pubblico”, su coloro i quali spesso sono complici più o meno consapevolmente. Allontanando i “testimoni” durante un episodio di bullismo, si rompe il circolo vizioso dell’ammirazione.

Eliminato questo piacere del bullo, si stabilisce un momento (esempio a scuola: la pausa della ricreazione o anche un’ora particolarmente gradita) e uno spazio (esempio: la presidenza o un aula libera) in cui i due soggetti coinvolti, in presenza di un adulto (esempio: dirigente, psicologo), quotidianamente per mezzora dovranno incontrarsi e confrontarsi per un quarto d’ora a testa, prima uno e poi l’altro (Papantuono, Portelli, Gibson, 2017).

3) Potenziare le capacità relazionali della vittima

Le vittime di bullismo cronico spesso mancano delle competenze relazionali necessarie per difendersi. Tuttavia, ricerche come quella di Smith et al. (2001) suggeriscono che una risposta non convenzionale, che mostra un certo distacco e disinvoltura rispetto alla situazione, può essere efficace. Ancor più efficaci risultano essere le tecniche paradossali (Nardone, Watzlawcik, 2005) basate sul concetto di doppio legame (Watzlawick et al., 1974). Praticamente, si invita la vittima a ringraziare il bullo per le sue provocazioni, sottolineando come queste contribuiscano a dargli potere e alla sua crescita personale. L’aggressore avverte che con i suoi atti da bullo non raggiunge più il suo obiettivo (spaventare la vittima), mentre la vittima, scoprendo di essere in grado di gestire meglio la situazione, rafforza l’autostima.

 

Bibliografia

Bateson G., 2006, L’umorismo nella comunicazione umana, Raffaello Cortina, Milano

Brause R.S., 1992, Enduring Schools: Problems and Possibilities. Washington: Taylor & Francis.

Kochenderfer B.J., Ladd, G.W., 1996, Peer victimization: Manifestations and relations to school adjustment in kindergarten. Journal of School Psychology34(3), 267-283.

Nansel T.R., Overpeck M., Pilla R.S., Ruan W.J., Simons-Morton B. & Scheidt P. (2001), Bullying behaviors among US youth: Prevalence and association with psychosocial adjustment. Jama285(16), 2094-2100 (vedi articolo).

Nardone G., Watzlawick P., 2005, Brief Strategic TherapyPhilosophy, Techniques, and Research, Jason Aronson

Papantuono M., Portelli C., Gibson P., 2017, Vincere senza combattere, SanPaolo, Milano

Sanders C.E., Phye G.D., 2004, Bullying: Implications for the classroom. San Diego: Academic Press.

Smith P.K., Shu S. & Madsen K., 2001, Characteristics of victims of school bullying. Peer harassment in school: The plight of the vulnerable and victimized, 332-351 (leggi).

Sutton J. & Smith P.K., 1999, Bullying as a group process: An adaptation of the participant role approach. Aggressive Behavior25(2), 97-11

Watzlawick P., Weakland J.H., Fisch R. & Ferretti M., 1974, Change: sulla formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio.

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