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Il Disturbo oppositivo provocatorio, (DSM-V, APA, 2013) è considerato un disturbo comportamentale.
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Come si manifesta il disturbo oppositivo provocatorio
Sono evidenti le difficoltà mostrate dai bambini e dagli adolescenti che manifestano comportamenti oppositivi-provocatori e le difficoltà provate dagli adulti intorno, tuttavia, invitiamo ad evitare di utilizzare etichette stigmatizzanti, poiché il loro uso incide sfavorevolmente sull’efficienza dei risultati. Usare quelle definizioni diagnostiche che agevolano la comunicazione tra i medici, influenza il nostro sistema percettivo-reattivo, ossia le nostre interazioni, la nostra realtà e la nostra vita tutta.
I bambini e gli adolescenti oppositivi-provocatori si riconoscono per i loro comportamenti ostili, sfidanti e provocatori. Tali comportamenti sono rivolti verso figure di autorità e altre persone in posizioni di potere o persone di riferimento, dunque in situazioni di interazione con genitori, insegnanti o anche forze dell’ordine. Questi comportamenti possono includere disobbedienza, litigi, provocazioni, rabbia e ostilità. Tali reazioni inevitabilmente possono sfociare in problematiche di varia natura (problemi interpersonali, perdita di opportunità, devianze, problemi legali, ecc.) più o meno serie, oppure anche in patologie vere e proprie.
Allo stesso modo la vita di chi è intorno ad un soggetto con un comportamento oppositivo-provocatorio viene resa infernale. Sperare che bambini e/o adolescenti con un comportamento oppositivo-provocatorio superino spontaneamente certi modi di porsi, significherebbe trascurarli. Una situazione già difficile si complicherebbe ancora di più.
I tentativi fallimentari per gestire l’oppositivo provocatorio
I tentativi di soluzione sono fallimentari quando lasciano le cose come sono. Dal nostro punto di vista si tratta di artifici ingenui. Con rammarico riconosciamo che le buone intenzioni, messe in atto a casa come a scuola, risultano inadeguate e insufficienti a risolvere situazioni complesse come queste. Ma vediamo, cosa solitamente indica il buon senso all’adulto che tenta di gestire i comportamenti oppositivo-provocatori? In genere:
- si pone con indifferenza;
- si mostra comprensivo e cerca di ragionare;
- avanza richieste di comportamenti alternativi;
- richiede di adeguarsi alle regole e all’autorità;
- cerca di instillare il senso di colpa;
- richiama e rimprovera;
- minaccia
- proibisce
- punisce;
- si lamenta e richiede aiuto a parenti ed amici;
- si rivolge ad esperti che a loro volta mettono in atto tentativi di soluzione fallimentari.
Quando queste modalità sono reiterate si irrigidiscono, pertanto si rischia che il comportamento avanzi o che si inneschi una sorta di braccio di ferro, ovvero la posizione dell’adulto si contrappone a quella di chi mette in atto il comportamento oppositivo-provocatorio.
Per i bambini e gli adolescenti oppositivi
Adottiamo un approccio terapeutico completo e personalizzato per affrontare le sfide associate ai comportamenti oppositivi-provocatori di bambini e ragazzi adolescenti.
Abbiamo sviluppato un piano di trattamento che consente di gestire e cambiare la situazione sin da subito, in modo che i risultati possano essere raggiunti in tempi brevi. Apprendendo a gestire i comportamenti oppositivi-provocatori da parte di chi sta intorno (genitori, nonni, insegnanti, fratelli, ecc..), si riducono gli effetti negativi subiti. In più, anche l’individuo rischia meno di diventare vittima del suo stesso comportamento.
Foto di Mick Haupt su Unsplash
L’intervento per il comportamento oppositivo provocatorio
Il nostro protocollo per i comportamenti oppositivo-provocatori prevede due fasi:
1° fase: si forniscono strumenti e tecniche a chi richiede l’intervento, affinché possa gestire la situazione senza subirla. In questa fase, si vanno ad individuare e ad eliminare i vantaggi del soggetto oppositivo-provocatorio. Dunque si adotta un intervento di tipo sistemico, poiché è quello che dà i risultati migliori in minor tempo: è senza dubbio il più efficiente. Modificando le dinamiche intra-familiari e la comunicazione, già dopo i primissimi incontri si possono osservare importanti cambiamenti, poiché il bambino e/o l’adolescente perde i vantaggi acquisiti col suo comportamento oppositivo-provocatorio;
2° fase: il soggetto che mette in atto il comportamento oppositivo-provocatorio, venendo meno i vantaggi, subirà in prima persona i disagi del suo comportamento. A questo punto sarà più motivato a cambiare e, se non riuscisse da solo, chiederà aiuto. L’intervento muterà: da indiretto (con l’adulto), di fronte a tale richiesta, diverrà diretto, ovvero si svolgerà principalmente con l’individuo precedentemente governato dal comportamento oppositivo-provocatorio.
In sintesi, la prima parte del lavoro si svolge con l’adulto (genitori, insegnanti ecc.) che subisce gli effetti negativi del comportamento oppositivo-provocatorio. Queste figure, attrezzate, imparando a gestire il soggetto difficile, gradualmente apprendono a riconoscere e ad eliminare i vantaggi. Lasciando il soggetto in quella situazione difficile creata da quel suo comportamento, egli vivrà tutti i disagi del comportamento oppositivo-provocatorio, per questo chiederà aiuto.