DIPENDENZA DA SOSTANZE E DROGHE: SIGARETTE, ALCOL, PSICOFARMACI, COCAINA, ECC.

Le sostanze che creano più facilmente tossicodipendenza

Fumo da sigaretta e da cannabis, alcol e psicofarmaci, cocaina, varie smart drags, eroina, in Italia e in diversi paesi europei, la maggior parte di chi ha dipendenze da sostanza, sembra faccia uso di una o più di queste sostanze.

donna sdraiata sul letto con coperta grigia

Foto di Kyle Cleveland su Unsplash

Come sono cambiate le sostanze psicoattive?

Le droghe tradizionali ora sono potenziate con particolari sostanze da taglio. Pur essendo più facilmente reperibili grazie alle tecnologie, gli spacciatori resistono; forse, rispetto al passato, gli capita più spesso di svolgere servizio a domicilio oltre a farsi trovare nei luoghi di sempre: discoteca, bar, sala giochi, scuola ecc. Sembrerà un’esagerazione, ma alcune volte può venire il sospetto che le campagne di prevenzione abbiano sortito l’effetto contrario: infatti, le droghe tradizionali continuano a resistere al tempo. È ipotizzabile che i tentativi per controllarne la diffusione tra la popolazione, paradossalmente, abbiano attivato politiche che l’hanno favorita. In generale, è certamente criticabile la scelta della comunicazione. È risultata inefficace, perché, per arrivare a chiunque, sono stati utilizzati messaggi stigmatizzanti passati attraverso un linguaggio semplice e immediato com’è quello degli opposti. Si parla di: eroina e cocaina, droghe pesanti e leggere, chimiche e naturali, lecite e illecite ecc. Chi ha lavorato su questi messaggi ha commesso un errore di valutazione: non ha considerato il cambiamento socioculturale in atto, che muta rapidamente tempi e modi di apprendimento. I destinatari, poco educati a riflettere nel modo convenzionale, hanno travisato il senso dei messaggi, l’hanno semplificato ulteriormente dicotomizzando: droghe cattive e droghe buone, facendo rientrare tra le ultime la sniffatina di coca, la pasticchetta di ecstasy, il drink, tutte cose considerate diverse dal pericoloso buco. Jordan Belfort, il protagonista del film di Martin Scorsese The Wolf of Wall Street, sintetizza così il proprio stile di vita: «Uso lo Xanax per concentrarmi, l’Ambien per dormire, l’erba per calmarmi, la cocaina per tirarmi su e la morfina perché è ottima». Sembra che gli stupefacenti, da chi reputa questa la via maestra, siano assunti dal mattino alla sera: per iniziare bene la giornata, per essere performanti al lavoro, per avere controllo sul cibo, sul sesso, sul sonno, per avere successo e persino per riuscire nelle relazioni interpersonali. Senza troppe remore, costoro passano da una droga all’altra e prendono quello che offre il mercato. I giovanissimi “abusatori”, sulle orme del lupo di Wall Street, hanno appreso a usare i comedown remedies: mitigano o dissimulano gli effetti più evidenti dell’abuso di alcune droghe prima di tornare a casa dopo le loro notti brave. E molti di loro, nel tentativo di medicare i disturbi postumi di quello che fanno durante le loro uscite, ultimamente, stanno approdando all’eroina che utilizzano con gli psicostimolanti, inalandola (fumandola con la stagnola o tirandola col naso). Così facendo, si sentono al riparo e si convincono di non essere tossici come “quello che si buca”. Evitando il rito stigmatizzato e degradante del buco e la sua esclusiva assunzione, anche la stessa eroina sembra una nuova droga. È assurdo, ma sono in tanti a credere che una sostanza assunta in un modo sia una cosa, ma diventa altro se assunta diversamente. Chi lo crede ignora che nella fase di innamoramento la maggior parte degli eroinomani la fuma, la sniffa: l’iniezione arriva dopo, con il desiderio di “farsi” in modo diverso.

grayscale photo of person using MacBook

Foto di Sergey Zolkin su Unsplash

Le nuove piazze di spaccio delle droghe

I giovani, da sempre, sono l’ideale target di mercato per le organizzazioni criminali che fanno business con le droghe. Le numerose sostanze tossiche sintetiche e naturali presenti sul mercato vengono considerate illegali quando diventano di moda e il loro consumo raggiunge l’apice. Ma “fatta la legge, trovato l’inganno”. Il mercato, per continuare ad agire indisturbato, adotta stratagemmi: modifica lievemente la struttura chimica della sostanza imputata, la rende diversa morfologicamente lasciandone inalterati o addirittura potenziandone gli effetti che la rendono simile, o anche più potente, rispetto alle droghe controllate. Le sostanze chimiche, di solito, sono preparate e imballate in laboratori clandestini presenti sui luoghi (i Paesi europei) in cui vengono direttamente vendute. Eludono i controlli di frontiera con etichette contenenti informazioni ingannevoli, in cui si riportano diciture come per esempio: «Sostanze chimiche destinate alla ricerca e non al consumo umano», oppure «Sostanze chimiche fertilizzanti». Queste sostanze sono vendute da siti on-line e negozi etnici specializzati, sempre meno in piazze o bui luoghi di ritrovo dove comunque è sempre possibile trovare spacciatori ben forniti che hanno un po’ di tutto. L’Osservatorio Europeo sulle Droghe denuncia che le nuove sostanze arrivano ai consumatori attraverso le “farmacie” dei narcotrafficanti, che in breve tempo aprono e chiudono le loro vetrine (website) e spostano le loro sedi. Internet, app e deep-web sono nuove vetrine per gli spacciatori, oltre che un canale di diffusione.

La mano di una persona su una spiaggia

Foto di Redd Francisco su Unsplash

Trattamento per curare  la dipendenza da sostanza e droghe

Sono rari i casi di tossico – dipendenti che percepiscono l’essere dipendenti come un problema effettivo,. Di solito, il problema lo avvertono più intensamente e soffrono maggiormente, coloro che stanno intorno a chi ha una dipendenza. Questo perché il soggetto dipendente ha una basse ossessiva basata sul piacere. Pertanto, l’intervento migliore in termini di efficienza è quello indiretto, sistemico.

In altre parole, si forniscono strumenti a coloro che fanno parte del sistema (genitori, partner, familiari, ecc.) per gestire la situazione e la persona dipendente, che di solito tende a rifiutare o boicotta il trattamento.

In questa  fase si individuano e si eliminano i vantaggi formati inconsapevolmente e ingenuamente all’interno del sistema. Il primo obiettivo è lasciare che la persona con la dipendenza avverta a pieno i disagi (affettivi, economici, professionali, legali, ecc.) prodotti dall’essere dipendente.

In seguito, senza i vantaggi precedenti (interventi di sostegno, di solito economico, messi in atto con le migliori intenzioni dai familiari per evitare che la persona dipendente finisca nei guai, o con la speranza di un cambiamento del dipendente)  dati da parte di chi sta intorno, il dipendente diviene collaborativo, per cui è disposto a chiedere aiuto e a farsi seguire per eliminare il problema, ovvero la dipendenza.

A questo punto, insieme al terapeuta, si fa un piano per sostituire il piacere disfunzionale dato dalla sostanza, con un piacere più sano.

 

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