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La paura delle malattie cardiache è nota come “cardiofobia” o “ansia da malattia cardiaca”. Si tratta di un tipo di ansia che si concentra specificamente sulla preoccupazione e la paura di avere o sviluppare problemi cardiaci. Questa ansia può manifestarsi in vari modi, inclusi pensieri ossessivi riguardo a sintomi cardiaci, ipocondria legata al cuore e comportamenti evitanti associati all’idea di malattie cardiache.
Le persone che soffrono di cardiofobia possono essere ipersensibili ai loro sintomi corporei, interpretando segnali normali come indicazioni di problemi cardiaci gravi. Questo può causare un circolo vizioso di ansia e preoccupazione che può impattare negativamente la qualità della vita.
La cardiofobia rappresenta una forma particolare di paura, focalizzata sulla morte (patofobia), specificamente legata al sistema cardiovascolare. Questa ansia è distinguibile dall’ipocondria. Gli ipocondriaci, infatti, reagiscono con panico anche di fronte a lievi variazioni corporee, interpretando ogni segno come sintomo potenziale di una malattia. Nel caso della cardiofobia, invece, la paura persiste nonostante esiti negativi da esami medici e consultazioni ripetute. Sebbene i risultati medici escludano condizioni patologiche, il problema persiste nella mente del paziente.
Grazie ai dati raccolti, durante la nostra ricerca-azione svolta su migliaia di casi clinici, abbiamo redatto un metodo di trattamento efficace ed efficiente, che tiene conto dei principali tentativi di soluzione disfunzionali.
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Sono Cardiofobico?
I principali comportamenti disfunzionali adottati dai pazienti affetti da cardiofobia sono:
– Consultazioni mediche specialistiche. Nel tentativo di controllare la paura di morire, i pazienti tendono a richiedere numerosi esami e consulti specialistici, di solito da uno specialista esperto, se possibile. Le visite agli ospedali e alle cliniche specializzate sono una consuetudine, gli ECG, le letture della pressione sanguigna e il tempo trascorso su Internet a fare ricerche su Dr Google sono parte integrante della vita quotidiana delle persone colpite da cardio-fobia. Questa continua ricerca di rassicurazioni ha un effetto minimo o nullo sulla riduzione dell’ansia del paziente.
– Monitoraggio continuo della frequenza cardiaca. Cercare di controllare il battito cardiaco porta a un’esperienza di perdita di controllo. Questo tentativo di soluzione, che consiste nel concentrare ossessivamente la propria attenzione cosciente sul monitoraggio del cuore per controllarne il ritmo, li porta a preoccuparsi, allora il cuore inizia a battere più velocemente (tachicardia), oppure sentono che batta troppo lentamente (bradicardia). Cercano anche qualsiasi dolore al petto sospetto o preoccupante. Come nella maggior parte delle forme di controllo rigido e ossessivo (che alla fine portano alla perdita di controllo), anche in questo caso si crea il paradosso della cardiofobia: man mano che il paziente cerca di rassicurarsi monitorando il proprio cuore, altera ancor più il suo ritmo e la sua funzione naturale, producendo l’effetto che temeva di scoprire (cioè un battito cardiaco irregolare), e quindi scatena un attacco di panico
– Evitamento di certe situazioni. Una persona cardiofobica evita generalmente tutti i contesti o le situazioni che possono causare stress cardiaco, come funerali, corse, partite di calcio, feste, ecc. riducendo gradualmente a zero qualsiasi attività fisica che possa mettere a rischio il cuore. L’ironia della sorte vuole che questo porti a una diminuzione della salute fisica e a un aumento del tempo dedicato all’ossessione per il cuore e il suo funzionamento.
– Continue conversazioni. Come spesso accade nei disturbi fobici e ossessivi, il paziente condivide continuamente le sue paure con gli altri, con l’effetto paradossale di aumentare la sua paura e la fissazione ossessiva sul suo cuore. Anche se il paziente riceve rassicurazioni razionali da chi lo circonda, questo non fa che alimentare il suo bisogno di rassicurazione e la sua convinzione che qualcosa di sinistro sia dietro l’angolo.
Foto di Khadeeja Yasser su Unsplash
Come trattare la Cardiofobia?
Il nostro modello prevede un protocollo di trattamento è rigorosamente flessibile. Viene adeguato alle caratteristiche del singolo paziente. In generale, andiamo a spezzare il ciclo vizioso tra ossessione e soluzioni disfunzionali abituali. Già questo passo consente al paziente di provare un senso di sollievo, poiché avverte un maggior controllo su di sé e sul suo cuore, che prima gli sembrava inaffidabile e talvolta impazzito.
Si interrompe ciò che risulta disfunzionale: gli autocontrolli e i controlli; le richieste di rassicurazioni; le continue ricerche mediche; il parlarne continuamente con chi sta intorno; la ricerca su internet, nel caso se ne faccia ricorso, per evitare di complicare ancor più il problema. Il protocollo applicato al cardiofobico, calibrando le tecniche elaborate da adottare. Le tecniche sono finalizzate ad interrompere i vari tentativi di soluzione fallimentari. Al contempo si condividono tecniche che consentono di monitorare adeguatamente lo stato di salute del proprio cuore.
Tali strumenti andranno a sostituire quelli precedenti. Essi, grazie alle continue ricerche nel tempo sono stati perfezionati in modo tale da consentire al paziente di riprendere il controllo perso in tempi brevi e in maniera definitiva.